Cinema

Whiplash, un film sulle motivazioni esistenziali e la durezza della vita

Whiplash

Il mondo della musica sovente è stereotipo di successo, di fama, di notorietà, di guadagni cospicui ed immediati, oltre che di vita appagante.

Vedere dei musicisti suonare fa pensare che essi vivano facendo ciò che più piace, ma spesso quell’esistenza è frutto di enormi fatiche, di fragilità emotive combattute e di profonda motivazione.

Con “Whiplash” –film uscito nelle sale cinematografiche italiane il 12 febbraio di quest’anno– il trentenne Damien Chazelle (regista e sceneggiatore) è riuscito a mostrare un aspetto meno celebrato, ma più frequente nell’ambito dell’apprendimento della musica jazz e (nello specifico) dello strumento della batteria.

Miles Teller e J.K. Simmons (quest’ultimo vincitore dell’Oscar come Migliore Attore Non Protagonista) sono rispettivamente allievo ed insegnante, entrambi spinti da fortissime motivazioni, il primo nell’ottenere il ruolo di primo batterista nell’orchestra che il secondo dirige con metodi al limite della crudeltà, cercando di portare i musicisti al di là dei propri limiti.

Un confronto fra due età, due generazioni, due maniere di intendere il sacrificio che riuscirà ad ottenere un punto di incontro nel finale.

Oltre che la statuetta per l’interpretazione di Simmons, il film ha ricevuto altri due Oscar: per il Miglior Montaggio ad opera di Tom Cross e per il Miglior Sonoro di Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley con le musiche di “Caravan”, brano reso celebre da Duke Ellington.



Salva
Cookies user preferences
Utilizziamo cookie per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per interazioni e funzionalità semplici come specificato nella cookie policy. Il rifiuto del consenso può rendere non disponibili le relative funzioni.
Accetta tutto
Rifiuta tutto
Leggi di piú
Cookies tecnici essenziali
Funzionali all'utilizzo della navigazione al sito web